- 26 marzo 2025
- Postato da: studimpresa
- Categoria: Il nostro Blog, In Primo Piamo

Il 31 marzo dovrebbe scattare l’obbligo per le imprese di stipulare l’assicurazione Cat nat, ma dopo il pressing degli ultimi giorni l’ipotesi di un rinvio della scadenza si fa sempre più concreto
Nonostante la scadenza sia imminente il condizionale rimane quantomai d’obbligo: il rinvio della deadline è più di un’ipotesi, con il governo che nei prossimi giorni potrebbe anche incontrare imprese e assicurazioni. Anche le associazioni di categoria chiedono uno slittamento e ci sarebbe già pronto un emendamento di Fratelli d’Italia per spostare la data di sette mesi.
Ad oggi, le imprese avrebbero meno di una settimana per mettersi in regola e per questo motivo il pressing sull’esecutivo si è fatto più intenso negli ultimi giorni. Il governo ha aperto alla proroga e sembra che manchi da definire soltanto lo strumento legislativo con cui concretizzarla.
Il tema resta caldo, ma Fratelli d’Italia è già sceso in campo con un emendamento al decreto bollette firmato dal deputato Riccardo Zucconi, che prevede lo spostamento del termine entro cui stipulare i contratti assicurativi a copertura dei danni da calamità naturali ed eventi catastrofali attualmente fissato al 31 marzo 2025, posticipandolo al 31 ottobre 2025.
“Il fine – spiega l’emendamento – è consentire il superamento dell’emergenza energetica senza ulteriori oneri per le imprese”. Una “strada” che rimane difficilmente percorribile: visti i tempi di conversione del provvedimento in Parlamento sarà quasi impossibile non andare oltre il termine del 31 marzo.
Un “tassa occulta” che va rinviata secondo Matteo Ricci, europarlamentare Pd del Gruppo S&D, che sui social si è scagliato contro la norma: “L’obbligo di stipulare un’assicurazione contro i rischi delle catastrofi naturali è una tassa occulta che pesa su oltre 4 milioni di aziende italiane: va rinviata.
Tutte le maggiori associazioni imprenditoriali del Paese ne hanno denunciato le criticità: la norma è poco chiara e superficiale, non definisce nel dettaglio i fenomeni coperti, non prevede il rimborso dei danni alle merci, né agevolazioni di alcun tipo, penalizzando la competitività delle aziende nelle aree più a rischio. In più, il 22% dei costi di assicurazione va allo Stato, una tassa vera e propria, assolutamente immotivata.
Assurdo che chi nega il cambiamento climatico in Italia e in Europa, poi obblighi le imprese a una polizza di questo tipo. La destra, di fatto, cavalca la retorica anti-ambientalista e scarica i problemi sui nostri imprenditori, mentre aree importanti del nostro tessuto produttivo sono costrette a fare i conti con alluvioni ed eventi estremi.
Nel frattempo anche le imprese italiane chiedono a gran voce un rinvio della scadenza: “La proposta di Fratelli d’Italia di rinviare l’obbligo di stipulare le polizze anticalamità al 31 ottobre 2025 è un’ipotesi corretta e opportuna.
L’obbligo di stipulare una polizza contro le calamità naturali riguarda tutte le imprese con sede legale in Italia o con una stabile organizzazione sul territorio nazionale (ad esclusione delle imprese agricole), con l’assicurazione che dovrebbe coprire i danni diretti ai beni aziendali, inclusi terreni, fabbricati, impianti e macchinari causati da eventi quali sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. L’obiettivo è quello di tutelare le imprese in caso di calamità naturali, fenomeni che purtroppo stanno diventando sempre più frequenti in Italia, ma creare un altro introito importante per lo Stato che incasserebbe l’imposta del 22% che il cittadino paga nella polizza oltre al premio assicurativo.